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DEBITO PER IL CLIMA: gli interessi non portano alla giustizia climatica.

Chi deve pagare per i danni della crisi climatica? Quali sono i paesi che devono estinguere con l’intera umanità un debito politico, culturale, sociale ed economico?

I paesi del Sud del mondo hanno il diritto di essere liberi da questa spada di Damocle.

Ma è proprio qui che entra in gioco la trappola della dipendenza che porta a cambiare le carte in tavola. La medaglia si rovescia per cui sono proprio i paesi cosiddetti “in via di sviluppo” che devono estinguere ingenti debiti con il nord a causa delle recenti crisi economiche.


Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno contribuito ad incoraggiare questa dipendenza, che ha origini coloniali, attraverso finanziamenti diretti e prestiti.

La falla di questo sistema si ravvede nel concetto di prestito in quanto nasconde sempre un interesse che aggrava il peso già insostenibile del debito.

Tra il 2016 e il 2018 l’America Latina e i Caraibi hanno ricevuto un flusso di 12 miliardi di dollari, il 90% dei quali sono prestiti.

Oltre ad essere fortemente indebitati, i paesi che dipendono esclusivamente dall’esportazione di materie prime, non possiedono mezzi per andare incontro ai bisogni dei cittadini per cui la loro non è una scelta, ma una costrizione: l’unica alternativa è fare affidamento sul prestito dei creditori.


Il caso del Mozambico può essere un esempio esplicativo delle conseguenze devastanti a cui porta questo sistema di prestiti.

Nel 2010 sono state scoperte riserve di gas naturale. Il governo ha quindi deciso di avviare progetti nella provincia di Cabo Delgado in collaborazione con la settima compagnia petrolifera e di gas al mondo “Total”: l’investimento consisteva in quindici miliardi di dollari.

Continuarono a gettare fumo negli occhi con promesse di enormi ricavi che avrebbero portato il Mozambico ad essere un Paese di medio reddito paragonabile al Messico.

Questo specchietto per le allodole venne presto infranto in quanto fin dall’inizio il paese era in condizione di estrema instabilità socio politica.

L’imposizione del progetto GNL ha esacerbato gli animi dei cittadini tanto da dar vita ad una grande resistenza contro la costruzione del gas in Cabo Delgado.

La dura realtà è che il conflitto continua sino ad oggi con tragiche conseguenze: 1 milione di persone sfollate, la distruzione di interi villaggi, la morte di 2000 persone, l’aggravamento della situazione ambientale.

Nonostante ciò si continua a pensare che questi progetti siano cruciali per la sostenibilità del debito del paese.


Ma risolvere il problema del debito attraverso un sistema di prestiti è davvero l’unica via?

Molti gruppi per la giustizia climatica sostengono che se i paesi del sud del mondo continuano a sfruttare i propri combustibili fossili, la crisi climatica subirebbe un peggioramento: aumenterebbero le carestie, le migrazioni, gli sfollamenti.

Si chiede ai ricchi, ai veri responsabili, agli accaniti inquinatori di riconoscere il debito climatico, politico, sociale e culturale per i danni che hanno causato.

Questo implica la cancellazione del debito dato anche il fallimento delle iniziative di riduzione proposte al G20, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e l’aumento delle sovvenzioni che andrebbero in sostituzione dei prestiti in quanto non prevedono nessun interesse e riparerebbero il debito dovuto dal Nord al Sud.

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